Le vicende personali e il percorso professionale di Carlo Monticelli, intellettuale, anarchico, giornalista e drammaturgo, si svilupparono nel panorama politico, sociale e culturale della Bassa Padovana e sullo sfondo dei grandi scioperi agrari di fine Ottocento tra Basso Veneto, Polesine e Mantovano. Nato a Monselice il 25 ottobre 1857 e morto a Roma il 14 luglio 1913, fu una figura di riferimento per la storia del movimento anarco-socialista nazionale e internazionale della seconda metà dell’Ottocento. Più volte incarcerato e obbligato anche a ripetuti spostamenti in Italia e all’estero, causati dai continui controlli ai quali era sottoposto dalla polizia, venne quasi dimenticato fino almeno agli anni ‘80 del Novecento, scontando anche un giudizio negativo della storiografia, che aveva attribuito la “svolta governativa” dei suoi ultimi anni a una sorta di doppiogiochismo. Gli studi più recenti hanno definito meglio l’evoluzione ideologica del personaggio, sempre in linea con il patrimonio di valori della Prima Internazionale. Al di là delle vicende personali, non esenti da scelte che potremmo oggi giudicare opportunistiche, resta lo spessore della figura di uno dei protagonisti della Sinistra di cui contribuì a formare mentalità e obiettivi sociali ancora attuali.
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