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Le nostre mostre

Dal Risorgimento alla Prima guerra mondiale

Questa mostra con i sui pannelli tematici consente di compiere un viaggio nella storia dell’Unità d’Italia attraverso la lettura dei 21  pannelli didattici curati da Giacinto Bevilacqua, Diana Pasquali e Silvano Rubert.

8 pannelli tematici sono  dedicati ai fatti:

  • il Congresso di Vienna
  • i moti carbonari
  • le tre guerre d’indipendenza
  • la Repubblica di San Marco
  • la Repubblica romana
  • l’impresa dei Mille
  • la presa di Roma
  • la prima guerra mondiale

 

13 pannelli sono dedicati ai personaggi che hanno caratterizzato il movimento risorgimentale e unitario italiano fino alla Grande Guerra: Pellico, Cavour, Cattaneo, Pisacane, Manin, Dall’Ongaro, Garibaldi, Mazzini, Mameli, Nievo, Vittorio, Emanuele II.

La leggenda di Ottavio Bottecchia

è la mostra storica che presenta una cinquantina di pannelli di vetro con cornice di legno contenenti giornali, riviste, fotografie e gadget originali riguardanti la carriera sportiva del grande ciclista degli anni Venti Ottavio Bottecchia (1894-1927), primo italiano a vincere il Tour de France nel 1924 e nel 1925. Si tratta della più grande raccolta esistente sul personaggio Bottecchia di cui si indagano le origini, la gloria sportiva e la misteriosa morte con l’ausilio di documenti italiani e stranieri contemporanei al campione e posteriori fino agli anni Sessanta del XX secolo.

Gino Bartali, 100 anni da leggenda

È una mostra che offre un’ampia carrellata sulla carriera e la vita di Gino Bartali tramite giornali, riviste, fotografie, gadget, figurine e altri cimeli rigorosamente originali. La mostra, incentrata sulla collezione di Renato Bulfon, propone un preciso excursus sulla vita e la carriera sportiva di Gino Bartali.

La mostra è strutturata in 4 SEZIONI:

1) GINO E IL GIRO

Tre Giri d’Italia figurano nel palmares di Gino Bartali. Il toscano conquistò la corsa rosa nel 1936, nel 1937 e nel 1946 con la Legnano, finendo secondo nel 1939, nel 1947, nel 1949 e nel 1950. Scalatore straordinario, Bartali detiene il record del maggior numero di vittorie nella speciale classifica riservata ai grimpeur al Giro d’Italia: ben sette. Nel bottino di Gino, che disputò 14 edizioni della corsa fra il 1935 e il 1954, compaiono anche 17 vittorie di tappa: la prima fu la Porto Civitanova – L’Aquila del 1935, l’ultima la Vicenza – Bolzano del 1950. Mille sono gli aneddoti che uniscono Bartali ai suoi grandi rivali sulle strade del Giro: da Fausto Coppi, che da gregario di Gino si aggiudicò il Giro nel 1940 per perderlo per soli 47” dallo stesso Bartali nel 1946, Giovanni Valetti, il suo principale avversario negli anni Trenta, e lo svizzero Hugo Koblet, primo a straniero a imporsi nella corsa a tappe italiana nel 1950. Bartali ha indossato la maglia rosa per 50 giorni.

2) UNA VITA DI VITTORIE

Non solo Giro d’Italia. La corsa rosa per la carriera di Gino Bartali rappresenta una luminosa dimostrazione di potenza e di talento ma è il Tour de France ad avere consegnato il corridore toscano alla leggenda. Bartali vinse la Grande Boucle per due volte: nel 1938 e nel 1948. Nessun altro ciclista è riuscito ad aggiudicarsi la corsa a tappe a distanza di 10 anni. Il successo del 1948, in particolare, assunse un significato più esteso dell’impresa sportiva: con l’Italia in subbuglio a seguito dell’attentato al segretario del Pci Palmiro Togliatti, al successo di Bartali in terra francese venne assegnato il merito di avere pacificato la nazione. Nel palmares di Gino si segnalano, inoltre, quattro Milano – Sanremo e tre Giri di Lombardia, tre campionati italiani e due Giri di Svizzera. Bartali rimane anche un esempio di longevità: a 38 anni si laureò campione tricolore per l’ultima volta, a 39 si aggiudicò il Giro dell’Emilia e, per la quarta volta, il Giro di Toscana

3) CHE COPPIA CON COPPI

Coppi e Bartali formano un binomio ancora oggi indissolubile. L’amicizia – rivalità con il Campionissimo di Castellania durò dal 1940 al 1960, da quando Fausto passò professionista nella Legnano capitanata da Gino al tragico 2 gennaio in cui Coppi perse la vita. Bartali e Coppi hanno incarnando il sogno della nazione italiana di risollevarsi dalle macerie della seconda guerra mondiale. Lo speciale sentimento che li univa è diventato proverbiale, un modo di dire corrente per denotare due persone che sono acerrime avversarie nella loro attività ma rispettabili amici nel privato.

Così diversi nella vita di tutti i giorni, i due assi del ciclismo italiano firmarono pagine indimenticabili nel bene e nel male per lo sport italiano. Valgono due esempi su tutti: nel 1948 Coppi e Bartali vennero squalificati per essersi fatti la guerra al campionato del mondo, nel 1949 Bartali, che aveva vinto l’edizione precedente, fu decisivo nel successo di Coppi al Tour de France.

4) GINETTACCIO L’INTRAMONTABILE

Grande comunicatore, non solo le sue imprese sportive ma anche la schiettezza del carattere e la naturale generosità hanno fatto di Gino Bartali una figura intramontabile. Richiestissimo dalla stampa e dalle società ciclistiche, appesa la bicicletta al chiodo, Bartali si dedicò per qualche anno all’attività di direttore sportivo, defilandosi poi dal mondo del ciclismo pur non lesinando commenti e interviste pungenti e provocatorie. Per la sua immagine popolare, sebbene avesse già 74 anni, gli venne affidata la conduzione del tg satirico “Striscia la notizia” nel 1989 e nel 1990. Per avere rischiato la vita pur di salvare cittadini ebrei durante la seconda guerra mondiale, nel 2013 è stato dichiarato “Giusto tra le nazioni” dallo Yad Vashem, il memoriale ufficiale israeliano delle vittime dell’olocausto. Nel 2005 il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi gli aveva conferito la medaglia d’oro al valor civile postuma.

Gino Bartali nacque  a Ponte a Ema, in provincia di Firenze, il 18 luglio 1914,  passò professionista nel 1935. Nella sua lunga carriera, terminata nel 1954, vinse tra l’altro 3 Giri d’Italia, 2 Tour de France, 2 Giri di Svizzera, 4 Milano – Sanremo, 3 Giri di Lombardia, 3 campionati italiani.
Con Fausto Coppi, amico – rivale, formò un binomio proverbiale che ha segnato lo sport e la società italiana.

Il ciclismo che parla veneto

La mostra si articola in una sessantina di pannelli (alti 60 centimetri e larghi 70) contenenti giornali e riviste, fotografie, figurine e cartoline autografate originali dedicate ai seguenti 15 campioni:

  • Ottavio Bottecchia (San Martino di Colle Umberto, 1° agosto 1894 – Gemona del Friuli, 15 giugno 1927), il primo italiano a vincere il Tour de France e l’unico a imporsi per due anni consecutivi nel 1924 e nel 1925. Detiene il primato assoluto di aver portato la maglia gialla del Tour dal primo all’ultimo giorno, impresa realizzata nel 1924.
  • Antonio Bevilacqua (Santa Maria di Sala, 22 ottobre 1918 – Venezia, 29 marzo 1972), professionista dal 1940 al 1955, fu campione del mondo su pista nell’inseguimento individuale nel 1950 e nel 1951.
  • Vito Favero (Sarmede, 21 ottobre 1932 – 21 maggio 2014), professionista dal 1956 al 1962, vinse due tappe al Giro d’Italia e arrivò secondo al Tour de France del 1958.
  • Leandro Faggin (Padova, 18 luglio 1933 – Padova, 6 dicembre 1970), professionista dal 1957 al 1969, nel 1956 vinse la medaglia d’oro olimpica nell’inseguimento a squadre e nel chilometro da fermo. Successivamente fu tre volte campione del mondo nell’inseguimento individuale.
  • Imerio Massignan (Valmarana, 2 gennaio 1937), professionista dal 1959 al 1970, al Tour de France vinse una tappa, aggiudicandosi per due volte anche la classifica riservata agli scalatori.
  • Renato Longo (Vittorio Veneto, 9 agosto 1937), il più grande ciclocrossista italiano. Fu cinque volte campione del mondo e dodici volte campione nazionale.
  • Sergio Bianchetto (Torre di Ponte di Brenta, 16 febbraio 1939), professionista dal 1965 al 1970, fu campione olimpico di tandem nel 1960 a Roma e nel 1964 a Tokyo.
  • Sante Giovanni Gaiardoni (Villafranca, 29 giugno 1939), professionista dal 1960 al 1971, fu uno specialista nella velocità su pista, in cui fu campione olimpico a Roma nel 1960 e mondiale nel 1960 e 1963. Ai Giochi di Roma fu anche campione nel chilometro da fermo.
  • Giuseppe Beghetto (Tombolo, 8 ottobre 1939), professionista dal 1963 al 1973, vinse il titolo olimpico nel tandem nel 1960 e tre titoli mondiali nella velocità.
  • Dino Zandegù (Rubano, 31 maggio 1940), professionista dal 1963 al 1972, vinse il titolo mondiale nella cronometro a squadre nel 1962 e la medaglia d’argento nel 1963.
  • Adriano Durante (Treviso, 24 luglio 1940 – Oderzo, 23 giugno 2009), professionista dal 1963 al 1974, conta tre successi di tappa al Giro d’Italia e uno al Tour de France.
  • Guido De Rosso (Farra di Soligo, 28 settembre 1940), professionista dal 1962 al 1969, fu campione italiano in linea.
  • Marino Basso (Caldogno, 1º giugno 1945), professionista dal 1966 al 1978, fu campione del mondo in linea nel 1972 e vinse ventisette tappe nei tre grandi giri.
  • Giovanni Battaglin (Marostica, 22 luglio 1951), professionista dal 1973 al 1984, vinse un Giro d’Italia e una Vuelta a España.
  • Moreno Argentin (San Donà di Piave, 17 dicembre 1960), professionista dal 1980 al 1994, fu campione del mondo su strada nel 1986 e quattro volte vincitore della Liegi-Bastogne-Liegi. Ha vinto inoltre un’edizione del Giro di Lombardia e una del Giro delle Fiandre.