Sono la persona più adatta per raccontarvi questa storia, perché l’ho vissuta sulla mia pelle. Sento ancora addosso quel sudore, il profumo dell’olio canforato, la stanchezza nei muscoli e il deragliare del cuore. Io ero lì, tra loro, e forse non mi sono reso completamente conto di quello che stava accadendo. A me e ai miei compagni.
Questa è una storia vecchia di oltre vent’anni, ma se ci mettete dentro gli smartphone, Fifa 20 e le magliette di Leo Messi e Cristiano Ronaldo, potrebbe essere cosa d’oggi. Quella stagione ha segnato la mia vita, ne porto addosso le cicatrici, qui sul ginocchio sinistro, e più dentro, nel petto, sotto quella maglia che tante volte abbiamo indossato, con arroganza, orgoglio, paura, stupore.
Perché di quella squadra sono stato uno dei protagonisti, nel bene e nel male. Ci hanno chiamati schiappe e campioni, ci hanno fischiati e incoraggiati, ci hanno maledetto e applaudito. Ci siamo meritati tutto. Questa è la storia di un gruppo di ragazzi, che hanno preso a calci un pallone.
E se stessi.
Volete sapere se alla fine il campionato lo vincemmo o no? Vi rispondo con le parole di mister Ridolfi:
«Tra vent’anni sareste disposti a dare qualsiasi cosa per rigiocare questa gara. Se la perderete, ovviamente, vorreste provare a vincerla. Se la vincerete, vorreste rigodervi il momento».
Vi basti sapere che io la rigioco ogni notte.
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