Si pensa, alle volte anche con nostalgia, a come sarebbe bello, importante, anche rassicurante sentire la voce di denuncia e di indicazione e scrutare la coerenza di qualche profeta laico o religioso. Può anche diventare un alibi, una pretesa di delega rispetto all’impegno che a ciascuno/a di noi è richiesto.
Cosa si potrebbe dire riguardo alla profezia in questo tempo di complessità e, insieme, di conformismo e di omologazione?
La profezia si pone come alternativa al conformismo, alla rassegnazione, al fatalismo, all’impotenza, alla paura.
I profeti non sono coloro che predicono il futuro, bensì coloro che per intuizione propria, per dono, per grazia (parlando in termini religiosi) vivono così intensamente il presente da svelarne le ingiustizie, le violenze, le varie forme di disumanità; da indicare i sentieri, le strade della liberazione; da anticipare con coerente fedeltà nella loro vita come il mondo della pace, della giustizia, della libertà, della solidarietà dovrebbero realizzarsi.
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